Nomi volgari: Piattello, lassana, costolina
Caratteristiche per il riconoscimento:
Lattice biancastro attaccaticcio che vira ossidandosi all’arancio. Foglie allungate, lucide quando giovani, più o meno dentate, normalmente fortemente appiattita al suolo (da cui il nome volgare di piattello), ma in terreno fertile e con poco spazio intorno forma una rosetta con le foglie ben sollevate. Scapo florale molto lungo e solitamente bipartito. La radice è divisa in parecchie fibre ingrossate e fittonanti. Con il freddo e l’età le foglie tendono a divenire feltrose e rosseggianti.
Informazioni di cucina:
Si consumano sia la rosetta basale sia gli scapi.
Le foglie piccole e giovani in insalata, sono croccanti e possono anche essere condite con salsa di aglio e acciuga come le puntarelle. Più in generale l’intera rosetta cotta e ripassata in padella il piattello più buono usato misto ad altre erbe. Sul terreno sabbioso presso il mare trattiene molti granelli di sabbia e necessita di un notevole impegno per lavarla.
Gli scapi, quando i capolini sono ancora in boccio hanno un sapore amaricante e si impiegano (dopo una opportuna sbollentatura ?) come gli asparagi per fare frittate.
Informazioni di storia e folklore:
E’ pianta combattuta e odiata da tutti quelli che desiderano un bel prato all’inglese, viste le sue capacità di rinascere anche da un solo pezzetto della radice fittonante e ramificata rimasta nel terreno.
In alcune zone intorno a Catania si raccolgono le galle che a volte crescono sugli scapi (soprattutto di H. neapolitana e H. glabra). Queste galle, com’è noto, sono escrescenze prodotte in seguito alla deposizione di un uovo da parte di un parassita – sono commestibili e hanno aspetto di piccola zucchina. Chiamate in dialetto “cucummari” o “cazzicatummuli”, sembrano avere un sapore molto buono e dolce e vengono raccolte per essere consumate crude o cotte.
Silvio Serbassi