Gomphus clavatus S.F. Gray
L’estate del 2011 non è stata per me un periodo granchè favorevole per la raccolta e lo studio dei funghi. Normalmente in luglio, nei dintorni della mia casa di montagna a Melere (Belluno – Sinistra Piave ), riesco sempre a trovare una gran varietà di piccole russule interessanti e poco note ma la scorsa estate faceva troppo freddo e soprattutto pioveva quasi ogni giorno, tanto che sono spuntate alcune specie di funghi tipicamente autunnali, sicuramente a causa di questi continui squilibri climatici.
Le solite, quotidiane escursioni nei boschi circostanti, mi hanno comunque riservato qualche improvvisata come la crescita, copiosa e lussureggiante, di molte sinuose file
di Gomphus clavatus (= Nevrophyllum clavatum) fungo non sempre comune, che avevo raccolto anni orsono ma con pochi esemplari e soprattutto di taglia modesta.
In Cadore questo fungo viene chiamato “della carne” per la sua consistenza, il colore chiaro alla sezione e viene spesso messo ad essiccare appeso alle finestre, tagliato a fette infilate su uno spago a mo’ di collana.
I miei amici e perfino i contadini della zona non conoscevano questo fungo e non si sono fidati di consumarlo nonostante le mie assicurazioni sulla sua buona commestibilità.
A dire la verità, la carne al taglio è bianca e soda ma, durante la cottura, si forma un liquido scuro dovuto al colore dei carpofori e dell’imenio violetto, che non è particolarmente invitante e anche il gusto – a mio parere – non è risultato così
gradevole come viene descritto in letteratura.
Nei misti ,disponendo di pochi esemplari, non avevo mai notato questo problema ma cuocendo soltanto questi grossi funghi, il risultato non mi ha del tutto convinta. Comunque la buona consistenza della carne, l’assenza di viscosità restano senz’altro le sue principali qualità.
Gomphus clavatus S.F. Gray
= Nevrophyllum clavatum (Fries) Patouillard
Carpoforo: fruttificazioni connate che possono formare notevoli ammassi in file più o meno ravvicinate, a forma di clava o di piccole torri in gioventù poi, con la crescita, sempre più spatoliformi o quasi a petali sovrapposti .
Il colore, d’un vivace lilla violetto negli esemplari giovani, a maturità diventa sempre più ocraceo-verdastro con vaghe sfumature lilla sul bordo.
Imenio formato da pseudo lamelle cioè rugosità o venature più o meno irregolari e salienti, che scendono attenuandosi verso la base del carpoforo, spesso forcate o ramificate, anche intervenoso-congiunte negli esemplari molto maturi, di color ocraceo più o meno intenso, alle volte con sfumature fulve dovute alla sovrapposizione della sporata.
Carne bianca, un po’ spugnosa ma consistente, in vecchiaia di aspetto marmorizzato, senza odore particolare, con gusto lievemente amarognolo.
Spore molto elissoidali con tipiche, grossolane verruche.
Habitat: viene segnalato in letteratura nei boschi di conifere ma, per mie personali esperienze, cresce abbondante in boschi di latifoglia mista (faggio – carpino – nocciolo – ciliegio) quindi sarebbe meglio definirlo ubiquitario.
Licia Alpago Novello
BIBLIOGRAFIA consultata
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Bon M. -1988 – Champignons d’Europe Occidentale – Ed. Arthaud
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Courtecuisse R. -1994- Guide des champignons de France et d’Europe – Delachaux & Niestlé – Paris
Gennari A. -2005 – Funghi – Ed. dall’Autore – Arezzo
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Lucchini G. -1997 – I funghi del Canton Ticino – Ed. Elena Lucchini -Gentilino CH
Riva A.-1988 -Tricholoma -Fungi Europaei vol 3- Ed. Biella Saronno
questo fungo l'ho scoperto e conosciuto quest'anno.Un bellissimo fungo molti ceppi ramificati giovani. Sotto aghifoglie ,ce n'erano tantissimi.Li ho mangiati sia soli che nel misto e dico che per me sono ottimi.Bellissima emozione, come sempre quandi li trovi per la prima volta.