Attraversando oggi le campagne che circondano la città eterna è difficile provare le stesse emozioni che colpivano i viaggiatori dei secoli scorsi: paesaggi vastissimi, deserti, punteggiati da resti di acquedotti e torri medievali, alternati a corsi d’acqua, paludi, fitte foreste, paesaggi insomma che suscitavano emozioni contrastanti.
Se da un lato intere generazioni di poeti e letterati hanno magnificato questo territorio, altrettante lo hanno maledetto, descrivendolo come insalubre e pericoloso.
In ogni caso sono molto lontani i tempi in cui essa era definita “deserto apostolico”, ed i viaggiatori del Grand tour ne decantavano il fascino, mentre i romani ne avevano terrore al punto che il Belli scrisse “Dio me ne guardi, Cristo e la Madonna d’annà ppiú ppe ggiuncata a sto precojjo. Prima… che pposso dí?… pprima me vojjo fa ccastrà dda un norcino a la ritonna. Fà ddiesci mijja e nun vedé una fronna! Imbatte ammalappena in quarche scojjo! Dapertutto un zilenzio com’un ojjo. che ssi strilli nun c’è cchi tt’arisponna”.
Pochi paesaggi al mondo possiedono il fascino ed i valori del territorio che circonda la città eterna, un felice connubio fra resti archeologici e valori naturalistici di assoluta eccellenza.
Eppure questa meraviglia che da secoli il mondo ci invidia è ormai quasi scomparsa sotto i colpi della speculazione edilizia e di una crescita urbanistica disordinata e caotica, che ha trasformato la più bella città al mondo nella metropoli invivibile in cui oggi ci troviamo.
I resti di questo straordinario paesaggio sono oggi in gran parte custoditi dalla rete delle aree protette di Roma, ma purtroppo l’essere protetti non ha messo questi territori al riparo di appetiti edilizi e dal degrado.
Eppure la grande distesa ondulata, plasmata dall’azione delle acque e dalle eruzioni vulcaniche non cessa di stupire per la sua ricchezza in biodiversità e di continuo nuove specie si aggiungono alla vastissima platea degli organismi già censiti.
Le meraviglie della Campagna Romana iniziano con la geologia e la paleontologia: pochi sanno che ad esempio questo territorio è uno dei più ricchi al mondo per i giacimenti fossiliferi dei grandi proboscidati, al punto che qualche anno fa si è tenuto un convegno internazionale intitolato “La terra degli elefanti”. In diverse zone si concentrano ricchissimi giacimenti: famosi quelli di Monte Mario, di Galeria, di Torre in Pietra, di Vitinia, Saccopastore, Sedia del Diavolo,ma anche quelli meno noti dei Monti della Caccia e di Pratica, mostrano uno spaccato della vita che qui si è svolta negli ultimi 2-3 milioni di anni. Glaciazioni, periodi erosivi, eruzioni piroclastiche ed effusive, la comparsa dell’uomo: tutto questo è perfettamente descritto nel taglio di alcune cave, che è possibile sfogliare come un libro.
A partire al paleolitico medio, l’uomo fa la sua comparsa, attirato dall’abbondanza di prede: ed ecco allora bande di cacciatori Neandarthaliani si insediano in molte zone favorevoli, costruendo accampamenti che successivamente continuano ad essere occupati dai nostri progenitori sapiens che a poco a poco introducono la pastorizia, l’agricoltura ed ha inizio la storia per come la conosciamo.
L’abbondanza di fauna permane anche nei millenni successivi se è vero che nel medioevo i pellegrini che giungevano a Roma rimanevano stupiti dalla presenza di cervi e lupi fino alle porte della città. Con l’introduzione delle armi da fuoco le cose cambiano e già nel 1548 Domenico Boccamazza, capocaccia di Papa Leone X, si lamenta perché le fiere sono “spatriate” per colpa “delli archibusi che non cessano di continuo tirare”.
Tuttavia ancora oggi, cervi, cinghiali, daini e caprioli assieme ad un’altra ventina di specie di mammiferi sono presenti nell’Agro, così come pure oltre 5.000 specie di insetti, circa 140 specie di uccelli, varie specie di rettili e anfibi, pesci e crostacei, nonché oltre 1500 specie vegetali che vanno a comporre un mosaico naturale estremamente ricco e variegato.
Marco Antonini